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La pedagogia clinica con gli adulti, esperienza di un percorso d’aiuto. Un bivio, cosa SCELGO?

Molti si aspettano, ancora oggi, che la pedagogia clinica sia destinata esclusivamente ai bambini o ai genitori che necessitino di un sostegno genitoriale.

Il pedagogista clinico invece, per sua specifica natura, si rivolge anche a tutti gli adulti che si trovano in situazioni di difficoltà, in disarmonia con il proprio equilibrio interiore e che abbiano quindi bisogno di un professionista in aiuto alla persona.

Grazie alla specificità della scienza e con metodi e tecniche proprie, basate su principi cardini come il rapporto simpatetico, a una visione globale della persona e alla creazione di percorsi di aiuto appropriati per ogni specificità della persona stessa, il pedagogista ha lo scopo di accompagnare verso il cambiamento e la conquista di nuovi equilibri personali, con l’obiettivo di attivarne e valorizzarne potenzialità e risorse.

Grazie a questo, il pedagogista clinico offre la possibilità di scoprire in se stessi, le proprie potenzialità e sviluppare le abilità e disponibilità insite in ogni individuo.

Questa è la storia, nonché l’esperienza, di Carolina, una donna di 43 anni, con alle spalle molte professioni finite male, un matrimonio di 20 anni e una figlia adolescente. 

Carolina mi contatta chiedendomi se la possa aiutare ad affrontare il particolare momento in cui si trova a seguito della scoperta, avvenuta da diversi mesi, del tradimento del marito e all’impossibilità di capire che cosa desideri davvero dalla propria vita.

Accolgo Carolina nel mio studio; è una donna ben curata nei dettagli, ma con un viso e una comunicazione non verbale che delineano molto chiaramente il suo stato emotivo in quel preciso momento storico della sua vita.

Dopo aver svolto una Analisi Storico Personale, in cui vi è il racconto della storia di vita della persona, dove si delinea l’agio e il disagio della stessa, grazie al metodo specifico del Reflecting®, (adatto per lo sviluppo del sé e delle risorse personali), emerge una grande disponibilità al dialogo e all’apertura. In questa fase si sono aggiunti anche altri strumenti finalizzati ad uno scopo puramente conoscitivo della globalità e interiorità della persona.

Carolina è la prima di tre fratelli, ha perso il padre prematuramente e, sempre prematuramente, ancora minorenne, ha incontrato il futuro marito, di diciassette anni più grande di lei.

Con lui ha fatto tutto e di lui dice “è sempre stato la guida della mia vita, io vivevo in sella dietro di lui”, un amore grande che è durato 20 lunghi anni, dal quale nasce una figlia che lei definisce “tutto il mio mondo e il mio punto debole di vita”.

Mi racconta che, tra alti e bassi, il matrimonio è andato avanti fino a sei mesi prima, quando Carolina intercetta una telefonata che capisce essere di una donna. Nei giorni successivi il marito dichiara il tradimento e da lì, come riporta Carolina descrivendo il suo vissuto di quei momenti “perdo ogni freno, lo pedino e scopro molte chat di apprezzamenti su donne sconosciute”.

In questa situazione predominano la rabbia, la frustrazione e molte incertezze, legate al proprio ruolo di moglie, madre e donna, che la portano a dormire poche ore a notte e ad avere una scarsissima concentrazione sul lavoro.

La sua vita, composta fino a quel momento da punti fermi, rituali e quotidianità che trasmettono sicurezza e fiducia, inizia a perdere di significato e stabilità; tutto ciò in cui credeva fino a quel momento viene fortemente compromesso e annebbiato da sentimenti confusi e negativi che tirano fuori in lei reazioni emotive che non aveva mai provato, destabilizzandola così anche intimamente, nella sua personalità e portandola ad interrogarsi rispetto ai quesiti “chi sono”, “cosa faccio”.

Nei giorni a seguire Carolina arriva in studio sempre esausta e desiderosa di capire cosa fare della propria vita, in modo particolare adesso si trova davanti a un bivio: perdonare il marito oppure lasciarlo. Lasciarlo significherebbe iniziare una nuova vita e trovare un nuovo equilibrio, aspetto che però la spaventa in quanto, come lei stessa afferma, non è mai stata da “sola neanche per fare la spesa”. Questa decisione per lei è molto difficoltosa perché implica scoprire Carolina come persona, i propri bisogni, scelte, anche più banali, che possono caratterizzare la sua propria unicità e per ultimo, ma non di importanza, come vivere da sola con la figlia. Per quanto lei ami la figlia, ha sempre avuto con lei un rapporto bilanciato dalla figura carismatica del marito.

Il percorso pedagogico clinico è stato a cadenza settimanale, la signora riesce molto bene a stare in riflessione sul proprio vissuto con il marito e a porsi domande importanti, ed in modo particolare a cercare le proprie risposte.

Emerge che il tradimento non è solo un aspetto fisico, ma piuttosto legato al concetto di famiglia; un tradimento nei confronti di un progetto di vita, che lei ne aveva fatto il pilastro della propria esistenza. Il tradimento verso una donna che ha amato un uomo come marito, padre, amico. Un tradimento verso un per sempre che, per chi crede nell’amore eterno, non tornerà mai più.

Continuando con il metodo dialogico corporeo Touch Ball® per gli abbattimenti degli stati tensionali e un grande rinforzo dell’io grazie al metodo delle PictureFantasmagory® , Carolina cambia espressione facciale di settimana in settimana, la rabbia si trasforma in ironia e l’ironia in accettazione. Molte sono le disavventure che intraprende in questo momento storico, ma in modo particolare è l’esperienza del fare ad alleggerire le ansie e le preoccupazioni oltre che i sensi di colpa come madre. Una madre che ad ogni modo crede ancora nell’amore, ma diverso rispetto a prima, un amore ancora più forte per la figlia e per sé stessa. 

Parallelamente inizia anche a riprendere il sonno perduto, un sonno che “da sola non è vuoto come pensavo, anzi ci sto comoda”.

Le settimane scorrono e diventano mesi, intanto Carolina riesce a fare un grande lavoro su sé stessa e per se stessa, sia dal punto di vista psichico e che da quello fisico. Un lavoro che come punto cardine vede il potenziamento del rinforzo sull’io, concentrandosi così sulle abilità e risorse che già possiede per sostanziarle e strutturarle e renderle ancora più forti. Con il metodo della CyberClinica®  viene inevitabilmente toccato anche l’aspetto dell’autostima. 

Un giorno, entra nel mio studio a testa alta, mi guarda dritta negli occhi e mi dice: “dottoressa ho scelto la mia strada, mi separo, non riuscirei mai più a fidarmi di lui e vivrei quindi male, male nel senso che mi ha fatto stare troppo male. Mi separo e inizio io a guidare la mia vita”.

Dopo queste parole piene di consapevolezza decisionale, ho accompagnato Carolina su come comunicare la propria decisione alla figlia e ci siamo salutate con la  separazione in atto, che, ad oggi, con la legge Cartabia, è divenuta ben presto un divorzio.

Drssa. Alessandra Lodetti